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Visita alla Rocca di Gradara guidati da Dante Alighieri, Paolo e Francesca

Gradara

Ecco dove è nato uno degli amori più tragici e romantici della nostra storia. Gradara, piccolo comune marchigiano, si sviluppa su un’altura dalla quale è possibile godere di un panorama d’eccezione i cui tratti più originali gli sono conferiti dal Monte Titano, dalla regione storica del Montefeltro, dal Porto di Rimini e dall’entroterra collinare a cavallo tra Marche ed Emilia Romagna.

Tutta la cittadina, dal castello alla rocca, dalle piccole vie del centro ai magnifici paesaggi, sembra parlare agli innamorati, quasi volesse raccontare loro la storia di un amore capace di superare anche la morte, la storia di Paolo e Francesca.
Tutti noi abbiamo letto o sentito parlare, almeno una volta, dei versi del quinto canto dell’inferno della Divina Commedia che rendono immortale la storia dei due amanti, ma forse non tutti sappiamo che le loro vicende non sono frutto dell’immaginazione di Dante Alighieri.

Siede la terra dove nata fui, su la marina dove 'l Po discende per aver pace co' seguaci sui.” Così si presenta al divin poeta Francesca Da Polenta, figlia di Guido, signore di Ravenna e Cervia che nel 1275 sposò Gianciotto, signore di Gradara. Il loro matrimonio combinato però dovette ben presto arrendersi al vero amore, quello che univa Francesca a Paolo Malatesta, il fratello di Gianciotto “Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende. Amor, ch'a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m'abbandona.

Proviamo quindi ad immaginare lo scenario in qui si svolsero i fatti: due grandi cinte murarie con diciassette torri merlate e tre ponti levatoi cingevano la città; sullo sfondo la Rocca - Castello di Gradara con il suo imponente Mastio, una torre che domina la città dal 1150, e al suo interno Francesca e Paolo che, apparentemente soli, in un giorno di settembre del 1289, mentre leggevano la storia di Ginevra e Lancillotto si lasciarono travolgere della passione scambiandosi un bacio di vero amore. “Noi leggiavamo un giorno per diletto di Lancialotto come amor lo strinse; soli eravamo e sanza alcun sospetto. Per più fiate li occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso; ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disiato riso esser basciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso, la bocca mi basciò tutto tremante. Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante”.

Ed eccoci alla fine del racconto, i due amanti, sorpresi in quell’atto da Gianciotto furono uccisi entrambi, mentre Francesca si gettava tra il marito e Paolo nel tentativo di salvarlo. “Amor condusse noi ad una morte: Caina attende chi a vita ci spense. Queste parole da lor ci fuor porte.

La Rocca è stata più volte modificata negli anni successivi al medioevo, prima dagli Sforza e in seguito dai della Rovere per mano di artisti come Andrea Della Robbia ma la carica romantica di questo luogo è rimasta intatta nei secoli e visitare la Rocca oggi è un’esperienza molto emozionante per tutti coloro che conoscono questa romantica storia e che hanno il desiderio di ripercorrerne le vicende.